martedì 13 gennaio 2009

Israele e Palestina: un conflitto difficile da gestire


E' ormai dai tempi della celeberrima risoluzione 181 del 1947 approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che il mondo assiste allo scontro fra Israeliani e Palestinesi in un Medio Oriente che è più che mai vicino all'Europa ed al mondo occidentale nella sua totalità.

Con quella risoluzione le neonate Nazioni Unite hanno cercato di dare un futuro a quelle terre sulle quali i Britannici avevano svolto un mandato considerevolmente lungo (1916-1948). L'ONU, consapevole della presenza di due diverse etnie sullo stesso territorio, decise di dividerlo in 3 differenti stati, uno amministrato dalla parte israeliana, uno dalla parte palestinese ed un terzo (comprendente la città di Gerusalemme) a controllo internazionale.

Tale risoluzione non fu mai accettata dal mondo arabo a causa della gran parte della popolazione di etnia araba presente in quelle terre che sarebbe stata costretta a vivere sotto l'amministrazione dello stato di Israele. La percentuale di popolazione in questione era allora corrispondente a circa il 45%.

Tale situazione diede inizio alla prima guerra Arabo-Israeliana ed a molte altre difficili situazioni internazionali che videro Israele entrare in conflitto anche con altri stati arabi (la crisi di Suez del 1956, la Guerra dei Sei Giorni del 1967) fino ad arrivare agli scontri del 2006 con il Libano e di questo inverno a cavallo fra il 2008 e il 2009 sulla striscia di Gaza.

Tutto sembrerebbe scaturito da quella risoluzione approvata con il 53% dei voti favorevoli, ma senza tenere troppo conto del voto contrario del mondo arabo nel suo insieme, una macro-zone che, probabilmente avrebbe gradito maggior dialogo in fase di svolgimento della risoluzione e che, forse, non è stato ascoltato a sufficienza in un'Assemblea Generale appena costituita e messa di fronte ad un problema di grande valore.

Dispiace constatare che tale risoluzione non abbia avuto il seguito che, senza dubbio, molti dei suoi promotori si aspettavano che avesse; ma dall'altra parte è anche vero che ai primi segni di disagio di una considerevole fetta di popolazione doveva essere avviato un processo di revisione della risoluzione 181 e forse risistemare il tutto prima che il numero dei morti di ambo le parti arrivasse ad una cifra imbarazzante.

Per oltre 60 anni quei territori sono stati oggetto di un conflitto che vede schierarsi due mondi, in questa nuova era di revisione che si sta aprendo c'è bisogno di uomini capaci di dialogare per raggiungere una soluzione pacifica a qualsiasi problema. Sicuramente le priorità della Nazioni Unite saranno tanti, ma adesso è arrivato il momento di sistemare le cose in una zona che è stata trascurata abbastanza e nella quale c'è bisogno di una pace immediata per far valere i diritti di tutti senza danneggiare chi, anche in quei luoghi, con la guerra non vuole avere niente a che fare.

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