domenica 23 marzo 2008

Da Tien-an-men al Tibet; Cina ci risiamo!!!

Seppure in due periodi diversi e per ragioni diverse, la pace in Cina è ancora in bilico. Credo che chiunque ricordi l'immagine simbolo della rivolta di Piazza Tien-an-men nel 1989 con il carro armato che avanza minaccioso verso uno studente inerme che lo "fronteggia".


Oggi sono i monaci del Tibet a protestare contro lo stesso regime ottenendo come risultato una reazione violenta, repressiva, non inferiore a quella degli anni della rivoluzione studentesca. Il Tibet, come è noto, è la regione del Buddhismo, religione notoriamente pacifica capeggiata dal Dalai Lama di cui ora il Governo Cinese ha chiesto le "dimissioni". I monaci tibetani, protestando pacificamente, chiedono il riconoscimento di questa regione (invasa dalla Cina nel 1950) ed il rispetto nei loro confronti da parte del Governo che, come tristemente sappiamo, non accetta altra religione fuorché quella dettata dallo stesso stato.


Questo fatto pone i monaci tibetani in una situazione simile a quella che la Chiesa Cattolica conosce da tempo, trovandosi ad avere a che fare con la cosiddetta "Chiesa del Silenzio" i cui esponenti, legati al Vaticano, sono perennemente minacciati e repressi dallo stato come fuorilegge, solo perché testimoni della Religione Cattolica in Cina.


Il silenzio delle istituzioni internazionali è agghiacciante come lo è (in maniera diversa, ma non meno grave) quello del mondo sportivo e, soprattutto del suo aspetto economico. Infatti a condire la situazione ci sono le imminenti Olimpiadi di Pechino, evento planetario legato ad un processo di marketing che ha rovinato lo spirito dello sport, inquinandolo con gli interessi economici. Si è parlato di "boicottaggio dei giochi", come gli USA hanno deciso di fare in occasione dei giochi del 1980 a Mosca; questa cosa di per sé forse potrebbe non essere utile a risolvere il problema, ma senza dubbio, con tutto il denaro che una manifestazione come questa comporta per un paese, l'assenza di nazionali olimpiche come l'Italia, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania ecc... potrebbe risultare in un danno economico abbastanza pesante nel complessivo delle entrate, avendo la Cina investito molto nella realizzazione di questi giochi.


Se il marketing non fosse coinvolto con lo sport sono sicuro che non ci sarebbe nemmeno bisogno di una decisione delle Organizzazioni Internazionali per boicottare i giochi o sanzionare economicamente la Cina, ma sarebbe direttamente il Comitato Olimpico Internazionale a minacciare di impedire lo svolgimento delle Olimpiadi fino a quando la situazione non abbia raggiunto una soluzione pacifica e ragionevole.


Questo, però, è un altro mondo, quindi possiamo solo affidarci tristemente al semplice corso degli eventi, sperando che qualcuno, prima o poi, si renda conto che bisognerà fare qualcosa per risolvere la situazione.


Solo una cosa sarebbe bello domandare, in base a quale principio vengono assegnate le manifestazioni sportive ai paesi ospitanti? Gli Europei 2012 in Italia non sono arrivati per motivazioni molto meno pesanti. Forse, però, ce lo meritiamo, considerando che i nostri giornali nelle prime pagine preferiscono parlare delle vittorie dell'Inter piuttosto che della situazione in Tibet, come Beppe Grillo ha dimostrato nel suo blog inserendo questa immagine.

1 commento:

maury ha detto...

Hai proprio ragione in tutto quello che dici...

Nell'antica Grecia quando si celebravano le Olimpiadi venivano sospese tutte le guerre... cosa rimane di quello spirito olimpico se i Giochi si svolgono in un paese in cui è in corso una specie di genocidio nei confronti di uno dei popoli piu' pacifici di questa terra?

Io sono sempre stato un grande ammiratore dei Giochi olimpici, per me hanno sempre rappresentanto lo Sport allo stato puro, ma di sicuro non posso tapparmi gli occhi di fronte alle stragi che il regime cinese sta compiendo, perciò sono favorevole al ritiro della squadra italiana da questi Giochi Olimpici.

Purtroppo so benissimo che dire Cina non significa dire solo popolo cinese, ma vuol dire anche tutte le multinazionali che guadagnano milioni e milioni in terra cinese. Nessuno in questo momento ha interesse che la Cina faccia un cambiamento. O per lo meno nessun governo e nessuna multinazionale ha interesse.
E il singolo cittadino poco puo' fare contro realtà politico-economiche che sono talmente piu' grosse di lui da farlo sentire insignificante... per tale motivo sono abbastanza rassegnato e non vedo una via d'uscita dal problema